Questo weekend mi sono imbattuta in un’interessante post che chiedeva “Qual è la maggiore frustrazione come artista cercando di vivere della tua arte?”
Le numerose risposte mi hanno incuriosita al punto da stilare una classifica, offrendo consigli e possibili soluzioni. Penso che valga sia per disegnatori, fumettisti e illustratori sia per gli scrittori, ad esempio quando scrivono su commissione o lavorano con gli editor.
10° posto: Pessima qualità della vita (7,1% )
All’ultimo posto c’è il binomio troppo lavoro / poco sonno. Questa pericolosa abitudine corrode la salute dell’artista e perfino il suo buonumore, aprendo la strada a diversi altri problemi.
La vocazione artistica e il perfezionismo tipico di noi artisti tendono a far perdere il senso della misura, al punto da minare i nostri rapporti familiari e sociali. A peggiorare il quadro, la bassa autostima e la scarsa propensione all’impreditoria portano molti artisti a svalutarsi, ritrovandosi a lavorare troppo per troppo poco.
9° e 8° posto: Capacità artistiche e approccio professionale ( 11,4% )
Due voci a pari merito, che in effetti hanno molto in comune. In particolare, gli artisti intervistati si riferiscono agli errori che notano nei loro disegni su commissione. Ma ammettono anche la scarsa motivazione a realizzare i soggetti proposti dai clienti.
Credo che questi problemi siano da ricondurre a una reazione emotiva tipica degli artisti di rifuggire regole e imposizioni, perfino quando è per il loro bene: ad esempio soddisfare puntualmente un cliente per farsi commissionare di nuovo.
7° posto: Vivere della tua arte ( 12,9% )
Ogni artista è di fatto un lavoratore autonomo che, in quanto tale, deve fare le veci di un intero team: esperto di marketing e social media, procacciatore di clienti, contabile, organizzatore, boss di se stesso, ecc.
Buttarti troppo presto nel mondo del lavoro creativo, oppure non avere abbastanza preparazione in uno solo dei ruoli necessari, causa un vuoto enorme che ti impedisce di raggiungere i tuoi obiettivi.
È come pretendere di far viaggiare un’auto bellissima a cui però manca il carburatore, il semiasse o qualche altro pezzo “invisibile” ma fondamentale al suo corretto funzionamento.
6° e 5° posto: Blocco artistico e procrastinazione, mancanza di motivazione e autostima ( 14,3% )
Altre due voci a pari merito, che ci riportano alla questione del “lavoro che non è un lavoro” in primis per gli artisti stessi.
Sarò cruda e dirò qualcosa contro corrente, ma perché mai i clienti dovrebbero valorizzarci come professionisti se continuiamo a trattare l’arte e il disegno come un hobby da fare solo quando ci va e coi nostri tempi?
Magari hai pattuito un prezzo infimo che non aumenta certo l’entusiasmo, ma cedere le armi su questo fronte è stata una tua scelta. Ora devi accettarne le conseguenze e agire come farebbe un professionista, consegnando puntuale il meglio che puoi fornire a quel prezzo.
4° posto: Lentezza ( 15,7% )
Entriamo in zona calda con un argomento che abbiamo già affrontato, cioé la lentezza a disegnare. Spesso è una falsa percezione, dovuta soprattutto alla sproporzione tra le ore lavorate e il compenso richiesto.
D’altro canto, forse è il caso di domandarti se hai raggiunto un rapporto tempo/qualità sufficiente a proporti nel mondo del lavoro, oppure se devi ancora farti le ossa fino a rientrare nei prezzi di mercato.
3° posto: Promozione e social network ( 17,1% )
Sul podio troviamo la croce di tantissimi artisti, in grande difficoltà con marketing e algoritmi.
Prendiamo atto che pur essendo bravissimi a comunicare per immagini, di solito siamo introversi e pessimi comunicatori, specialmente quando riguarda noi stessi: il classico calzolaio con le scarpe bucate.
Questo può essere difficile da ammettere, ma spiega la profonda frustrazione che la maggior parte degli artisti incontra nel farsi notare, trovare il suo pubblico e valorizzare le proprie opere.
In particolare, i social media sono ambìti molto delicati e potenti, da maneggiare con cura: basta pensare all’enorme impatto che i social hanno sul nostro umore quotidiano e, in cascata, sulla nostra resa lavorativa.
1° e 2° posto: Trovare clienti e mancanza di rispetto (21,4% )
Finale a pari merito tra i due peggiori incubi degli artisti.
Trovare clienti si conferma la frustrazione maggiore, riflesso delle lacune evidenziate in “promozione e social” ma, a mio parere, anche di quelle precedenti che si sommano.
Infatti, è poco probabile trovare clienti se non ci poniamo in modo professionale e non comunichiamo con efficacia al pubblico adatto.
La mancanza di rispetto è intesa sia da parte di clienti e contatti, dallo sminuire l’artista a tristi episodi di sessismo, sia dalla famiglia che non supporta l’artista. Segno, questo, che fortificare la nostra autostima è uno dei primi tasselli su cui lavorare.
Ti sei riconosciuto in questa classifica? Vorresti una mano? Scrivimi in privato o racconta la tua esperienza in un commento.
Qui trovi i miei consigli e soluzioni per ciascuna voce raccolti in PDF.
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