C’è un motivo preciso se spesso i tuoi disegni non ti piacciono, oppure non piacciono agli altri e, di conseguenza, fatichi a venderli. L’ho imparato da un mio disegno vecchio di trent’anni. Ecco cos’è successo.
Il modello per la reference
Erano gli spumeggianti anni ’90, avevo 14 anni e frequentavo da un annetto la Scuola d’Arte. Volevo disperatamente essere brava nel disegno, così sfidai me stessa a un esperimento di iperrealismo.
Come modello, scelsi lo splendido persiano chinchilla testimonial di un cibo per gatti. Su una rivista trovai una sua foto in primo piano, con una drammatica luce caravaggesca.
Purtroppo la foto è irreperibile su internet, che a quel tempo non esisteva ancora. Dovrai farti un’idea dal fotogramma dello spot TV.
Realizzare un ritratto iperrealistico
Senza alcuna formazione, eccetto quella che avevo arraffato dai libri illustrati, mi sono armata di matite colorate e focalizzata su un obiettivo preciso: volevo che il disegno potesse essere scambiato per una foto.
Non ricordo quante ore o giorni ci lavorai. Fatto sta che, nonostante i miei migliori sforzi, era ancora palesemente un disegno. Inoltre, per scurirlo a dovere ci avrei messo una vita.
Gettai la spugna e dichiarai fallito l’esperimento, un boccone amaro per la mia autostima. Eppure a mio padre il disegno piacque tantissimo. Lo emozionò a tal punto che ne fece un quadro da appendere.
All’epoca non lo sapevo ancora, ma quell’esperimento era tutt’altro che concluso.
A volte ritornano
Un giorno alla volta, sono trascorsi quasi 30 anni. Di recente, mio padre ha radunato alcuni cimeli per consultarsi con noi figlie, su quali oggetti buttare e a quali conservare in una nuova sistemazione. Tra alcuni quadri polverosi è saltato fuori anche il ritratto del gatto.
Ho potuto guardarlo con la consapevolezza dell’esperienza, sia come illustratrice sia come insegnante. Ho capito che su quel disegno avevo sbagliato molte cose, ma non quelle che credevo da ragazzina.
Perché rifiutiamo i nostri disegni
Approfondiamo gli aspetti a cui prestare attenzione nei confronti dei tuoi disegni, per essere più oggettivo possibile nei tuoi giudizi.
Il principio di relatività
Parlando da insegnante, se oggi la Francesca ragazzina autodidatta di 14 anni mi mostrasse un disegno come quello, le farei gli applausi. Oggettivamente, il disegno è ben fatto per l’età e la formazione che avevo all’epoca.
Qualsiasi età o livello di preparazione tu abbia, ricorda che questi due fattori hanno un peso su cosa puoi ottenere subito rispetto alle cose che per il momento sono ancora fuori dalla tua portata. Quando valuti un disegno, specialmente i tuoi, dovresti considerare questa relatività.
Tecniche e materiali
All’epoca non lo sapevo, ma la mia sfida era persa in partenza.
Avevo a disposizione carta scolastica e matite colorate economiche, usate a secco. Non avevo idea che esistessero le matite acquerellabili, né conoscevo le tecniche per usarle.
Ero all’oscuro anche del tempo medio che un artista impiega di solito per fare un ritratto iperrealista coi pastelli a secco. Perciò non sapevo se ero avanzata veloce, se ero ancora in una fase iniziale del lavoro, oppure avevo già sforato i tempi.
In breve, non avevo un piano sulle fasi di lavoro e stavo procedendo alla cieca.
Scopi e aspettative
Ti sei mai fermato a pensare allo scopo del disegno che stai dipingendo? Di quante aspettative lo carichi e ti carichi tu stesso, mentre lo stai realizzando? Soprattutto con l’ansia da social e da intelligenze artificiali che c’è oggi, pensare al futuro del tuo disegno è soltanto dannoso.
Il modo più sano di disegnare è focalizzarsi sul presente con piccoli obiettivi: finire il disegno, provare un nuovo metodo per la resa dei capelli, e così via.
La Franceschina che ha disegnato quel gatto si era prefissata uno scopo troppo impegnativo e aspettative irrealistiche.
Si era illusa sul possibile risultato, questo le ha impedito di vedere il reale valore del suo disegno.
I tuoi disegni e le aspettative altrui
Questo bias sulle aspettative non colpisce solo noi artisti, ma anche chi guarda i nostri disegni.
Per la me ragazzina era un esperimento fallito perché aveva deluso le mie aspettative. Per mio padre era un piccolo capolavoro della figlioletta votata all’arte, perché non si aspettava che fossi capace di realizzarlo.
I sentimenti di appagamento o delusione sono inversamente proporzionali alle aspettative.
Per far sì che la tua arte venga apprezzata e comprata, bisogna far combaciare o eccedere le aspettative del tuo pubblico. Ogni nicchia di pubblico ha già i suoi interessi e i suoi gusti in fatto di forme, colori, storie, ecc.
Al netto degli haters, incontrando i gusti del tuo pubblico e migliorando la tua tecnica, riceverai più apprezzamenti per i tuoi disegni e ti sarà più facile vendere la tua arte.
Quanto litighi con i tuoi disegni e illustrazioni? Raccontamelo nei commenti. :)